Fedele La Causa entrò rumorosamente nell’ufficietto, spintonò la vetrinetta che ne delimitava l’ingresso e posò la tracolla sulla scrivania. Che poi “posò” non è nemmeno il verbo più adatto; bisognerebbe precisare che gli scivolò dalla spalla, lungo il braccio destro, rimanendo mezza impigliata alla scapola col ferro che stava a chiusura al posto dei bottoni e insomma, alla fine, sulla scrivania, ci cadde un po’ sopra pure lui.
«Oggi, quando la giornata nasce storta, io lo dico sempre che non si può venire a lavorare con le condizioni così. Le condizioni ti condizionano. Armando!», strillò infine in maniera infame.
Armando Lo Piccolo stava litigando con la moca un po’ difettosa ma che non si poteva cambiare, ché era antica e quindi lo faceva buono, il caffè, quando usciva.
«Ecco, ispettò, mo’ subito vengo; finisco di preparare»
«Che cosa?»
«Il preparamento. Di caffeina, di zucchero, di miscela, di cucchiaino e di tazzina. Ci volete il biscottino?»
«Animale» rispose irritato l’ispettore Continua a leggere