Le Ceneri di Pasolini. L’Italia piange un poeta.

Oggi è il 2 novembre, il giorno in cui si commemorano tutti i morti, il giorno in cui si prega per la salvezza delle loro anime, il giorno in cui il loro ricordo ci insegna a vivere un poco meglio sulla Terra. Oggi muore Pier Paolo Pasolini. Sono passati esattamente 35 anni dalla tragica notte dell’idroscalo di Ostia e l’Italia piange un cadavere in più; cosa volete che sia un cadavere in più, ne muore tanta di brava gente, gente anche meglio di Pasolini, diranno alcuni, ma il problema è un altro. L’Italia piange un poeta. Si potrebbe parlare dell’intellettuale a tutto tondo, del regista, del critico, del personaggio televisivo, controverso e controcorrente. Si potrebbe parlare dei suoi romanzi, del suo impegno e disimpegno politico, del mistero attorno alla sua morte. Ma è il poeta a mancare all’Italia.

Come disse Moravia già in quei giorni, di poeti veri non ne nascono tanti in un secolo, ne nascono due o tre quando va bene, per il resto viviamo nel buio. Ma allora, proprio nel giorno in cui c’è spazio per la memoria di tutti i morti, ma proprio tutti, perché dovrebbe esserci uno spazio speciale per ricordare un poeta? Perché ricordare un semplice intellettuale, quando il nostro pensiero potrebbe andare alle vittime delle mafie, degli attentati, ai grandi statisti,ai nostri cari, ai campioni dello sport e alle sante figure come Madre Teresa e San (Padre) Pio? Perché se avessi da spendere una menzione d’onore dovrei farlo per Pasolini, cosa mi ha dato a me la sua poesia? Che c’entro io con Pasolini? Procediamo come in un teorema; come in Teorema:

1.La poesia è, a prescindere dalle definizioni strutturali delle arti, la capacità di trasmettere un messaggio secondo un linguaggio in parte reale ed in parte metaforico, in  modo da suscitare emozioni forti.

2.Quindi evocare; evocare vuol dire fare in modo che chi legge (o ascolta) possa connettere quel messaggio con un altro che ha in mente e pensare al legame che c’è tra questi messaggi (idee, sensazioni, dubbi, etc.).

3. Quindi pensare; la poesia propone, suggerisce, aiuta e serve a pensare; la poesia mette in connessione le sinapsi del nostro cervello: la poesia è la manifestazione dell’intelligenza del poeta e, allo stesso tempo, l’esercizio dell’intelligenza del lettore.

4. Quindi intelletto. E senza intelletto non esisterebbero tutti quei personaggi virtuosi, pur meritevoli di memoria, di cui sopra.

In un mondo in cui da ogni parte ci vengono trasmesse informazioni che tendono ad azzerare le facoltà del nostro intelletto, in un mondo in cui è meglio obbedire che capire, in cui un grazie ed un prego sottintendono sempre qualcos’altro, in cui l’immagine è diventata mitologia… in un mondo così, come si fa a non sentire la mancanza di un vero poeta.

Il nostro umile ricordo usa un paio di terzine che egli stesso usò nelle Ceneri di Gramsci:

 

È un brusio la vita, e questi persi

in essa, la perdono serenamente,

se il cuore ne hanno pieno: a godersi

eccoli, miseri, la sera: e potente

in essi, inermi, per essi, il mito

rinasce…

Questa voce è stata pubblicata in Mi pare a me e contrassegnata con , , , , , . Contrassegna il permalink.

Una risposta a Le Ceneri di Pasolini. L’Italia piange un poeta.

  1. arturo ha detto:

    Bella la spiegazione, bellissimi i versi che avete scelto… è veramente una intelligenza di cui si sente la mancanza

Lascia un commento